domenica 11 maggio 2014

La Famiglia in Europa: un bene prezioso

“La famiglia è la ricchezza d’Europa”: così recita il motto della Federazione europea delle Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE), la più grande organizzazione impegnata nella difesa della “famiglia” in Europa.
Ma perché la famiglia ha bisogno di essere difesa in Europa? La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, documento di capitale importanza e di riferimento per tutte le corti del nostro continente, afferma chiaramente: “A partire dall’età minima per contrarre matrimonio, l’uomo e la donna hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto” (Art. 12, Diritto al matrimonio). Eppure, gli attacchi a questa concezione basilare della famiglia si fanno sempre più numerosi e persistenti. Essi si sviluppano su due livelli: uno è culturale, ed ha le sue radici profonde in varie ideologie. L’altro è invece giuridico: esso è più recente ed ha effetti più immediati. Usando una metafora possiamo dire che gli attacchi culturali corrispondono a dei veleni che agiscono lentamente, avvelenando l’acqua per uccidere i pesci. Al contrario gli attacchi giuridici sono più rapidi e puntano ad uccidere direttamente i pesci. Mettiamo al posto dell’acqua la società e al posto dei pesci la famiglia e tutto è più chiaro: è in atto un attacco su più fronti che impone uno stato di allerta costante. Per giunta, bisogna dire che la politica rappresenta un livello trasversale, che nasce dal culturale ed incide sul giuridico: se pensiamo alla desolazione che tanto spesso la vita politica porta negli animi di buona volontà del nostro continente e lo stato attuale di sfiducia, possiamo immaginare come tutto questo finisca per influire negativamente sulla famiglia in Europa.
Per evitare di decollare verso discorsi troppo astratti, facciamo degli esempi concreti. Quanto spesso si vedevano serie televisive con coppie omosessuali? Bisogna dire che il numero di personaggi omosessuali nei film e in TV è andato sempre aumentando negli ultimi anni (si pensi a serie come Un medico in famiglia, ad esempio). Come se in ogni nucleo familiare reale dovessero esserci delle coppie omosessuali... Tanto che non si può non pensare a quanto i registi e i produttori TV siano lontani dalla realtà. Eppure... Con questo vedere in continuazione certe scene e certe storie in TV, la società finisce per acquisire queste idee come normali, ovvero come socialmente accettabili. Di qui, il passo è breve per arrivare alla richiesta di protezione giuridica (si veda la proposta di legge Scalfarotto sull’omofobia ora in discussione al Parlamento), alla ricerca di speciali diritti giuridici (si vedano i progetti di legge in favore delle cosiddette unioni civili nel programma dell’attuale premier Renzi), fino ad arrivare alla rivendicazione dello status del matrimonio per le coppie dello stesso sesso (come già avviene in otto paesi dell’Unione europea). Ecco come gli attacchi di tipo culturale (un semplice cambiamento in una serie televisiva) avvelenano lentamente l’acqua per uccidere il pesce. Sì, perché in tutto questo, a dispetto dei reali e profondi desideri radicati in tanti giovani, il matrimonio diventa un ideale irraggiungibile, quasi d’altri tempi. E la famiglia, così come descritta nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, è denigrata, non solo culturalmente, ma anche economicamente.
Gli attacchi giuridici, invece, sono forse più palesi, anche se i media tendono a presentarli come avanzate, salti in avanti, che la politica da sola non sarebbe mai capace di fare. È il caso ad esempio della recente decisione del Tribunale di Grosseto «di trascrivere nei registri di stato civile il matrimonio» fra due uomini, italiani, celebrato con rito civile nel dicembre 2012 a New York. Come ha affermato Giuliano Amato sulla Nuova Bussola Quotidiana, “i giudici non hanno voluto soltanto sostituirsi al legislatore, ma hanno persino ritenuto di poter modificare la lingua italiana piegandola alla logica delle proprie convinzioni” (11 aprile 2014). A febbraio, invece, a Strasburgo, 9 coppie omosessuali hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo Stato italiano, che non garantirebbe loro gli stessi diritti di coppie eterosessuali sposate. Sarà interessante vedere cosa risponderà questa Corte, che è la stessa preposta a vegliare sul rispetto e sull’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la quale, come abbiamo visto, afferma chiaramente che il matrimonio è l’unione tra un uomo ed una donna. In ogni caso, gli attacchi giuridici rischiano di essere letali alla famiglia in Europa. In cerca di futuro, il nostro continente ha un bisogno urgente di uomini e donne che testimonino la bellezza del matrimonio.
Nicola Speranza


Relazione di coppia: matrimonio e famiglia desideri ancora attuali?

In una fase storica in cui la famiglia sta attraversando un difficile periodo di crisi, trovo molto importante dedicare spazi, momenti di incontro e di riflessione nei quali si parli in luce positiva della famiglia. Lavorando con i ragazzi ho riscontrato come questi abbiano spesso una visione limitata e negativa della relazione di coppia e del matrimonio, condizionati talvolta dalle esperienze vissute ma anche da modi di dire ormai entrati nel linguaggio comune come ad esempio: “amare è soffrire” o “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Amare ed essere amato è invece un’esperienza così intima e profonda che non può che farci stare bene; è attraverso l’amore che possiamo sperimentare la gioia, che possiamo avere il senso di vivere una vita piena e felice. Nel parlare della famiglia trovo importante partire dalla coppia perché essa è il fulcro, il motore della famiglia, che non deve mai essere messa in secondo piano anche quando nascono figli; l’amore, l’affetto, la serenità che i bambini percepiscono nell’atmosfera familiare li aiutano a crescere più sani e sereni.
Come si sceglie il partner giusto? Diversi studi hanno mostrato come si tenda a scegliere come partner chi possiede caratteristiche che apprezziamo dell’altro ma che non possediamo o che possediamo poco. È molto probabile che in una relazione che funziona noi stessi acquisiremo quelle caratteristiche, sia perché l’altro ci fa da modello sia perché, essendo amati e stimati per ciò che siamo, accresciamo la nostra autostima e la capacità di cambiamento. Cambiamento è una delle parole chiave della relazione. La coppia non è qualcosa di statico, ma di dinamico, è un processo di continua evoluzione e crescita. Alcuni studiosi hanno paragonato le fasi della coppia a quelle della relazione tra madre e neonato: 1) fase simbiotica: è la fase dell’innamoramento, dove si cercano le affinità, si svalutano le differenze e i limiti dell’altro. Scopo è l’attaccamento; 2) differenziazione: emergono le differenze, si ha una visione dell’altro più obiettiva, si definiscono confini, regole e aree di responsabilità. Scopo è affermare l’Io; 3) sperimentazione: si investono energie in attività e relazioni al di fuori della coppia, possono intensificarsi i conflitti. Scopo è sviluppare la capacità di affrontare la frustrazione e confrontarsi in modo sano; 4) riavvicinamento: si ricerca conferma e rassicurazione dall’altro. Scopo è ottenere conferma e sostegno all’autonomia; 5) costanza dell’oggetto: ideale e reale si uniscono, c’è interdipendenza. Scopo è integrare gli aspetti positivi e negativi di sé e dell’altro, è la prima reale intimità.
Spesso le difficoltà nascono quando i partner si trovano in fasi differenti, per cui insorgono conflitti ed incomprensioni; assume quindi grande rilevanza una comunicazione chiara e diretta in cui si esprimono i propri desideri, i propri bisogni ed anche le proprie difficoltà. Spesso ci si attende che l’altro capisca, ma nessuno è dotato del potere di leggere la mente e ciò, senza una comunicazione chiara, può portare a costruirsi fantasie negative sull’altro, sulla relazione, talvolta fino ad arrivare  ad un muro di incomunicabilità. Spesso nel mio lavoro ho riscontrato come ci sia una difficoltà anche nel dirsi gli aspetti che ci piacciono dell’altro, della relazione, nel rivelare e condividere con il partner e talvolta anche con i figli i propri sentimenti positivi. Ciò che va bene lo si dà per scontato, è invece importante imparare a comunicarlo direttamente.
Altra caratteristica della relazione di coppia è il progettare, elemento cha la distingue da una relazione di amicizia, caratterizzata principalmente dal condividere. Alla luce di questo il matrimonio assume un grande valore nella relazione: è al tempo stesso punto di arrivo del periodo di fidanzamento e punto di inizio di un progetto condiviso che scegliamo di portare avanti per la vita. Talvolta i ragazzi fanno fatica ad impegnarsi in progetti grandi ed importanti perché bloccati dalla paura dell’incertezza, che a volte li limita anche nell’inseguire i propri sogni. Avere dei sogni è importante, ci dà la direzione su come muoverci nella vita. Un atteggiamento di fiducia in sé, nell’altro, nella Provvidenza, per il cristiano, di speranza verso il futuro, unito ad una capacità di flessibilità rispetto agli imprevisti che la vita può riservarci, ci sostiene nell’impegnarci per la realizzazione dei nostri sogni. I grandi progetti, come quello di costruire una famiglia, richiedono fatica, rinunce e sacrifici, aspetti che talvolta spaventano i giovani, ma nella relazione d’amore possiamo sperimentare che la rinuncia non ha sempre un’accezione negativa, ma è una scelta consapevole che facciamo per la costruzione di un bene più grande in cui ci sentiamo felici.
La famiglia per realizzarsi in modo pieno non può chiudersi in se stessa, è necessario che si apra agli altri sia nel mantenere e coltivare relazioni, sia nell’impegnarsi nella vita sociale.
Vivere in una famiglia nella quale si sperimenta il senso di accoglienza, di ascolto e di rispetto per la persona, si condividono momenti gioiosi, c’è libertà e chiarezza nella comunicazione, si valorizzano le risorse, si imparano a riconoscere limiti, a chiedere scusa quando si sbaglia, a chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, ci si apre all’ambiente esterno contribuendo in modo significativo a crescere figli fiduciosi in sé e nell’altro, sani e felici. La felicità è una condizione dell’essere, ciò significa che anche quando i figli incontreranno difficoltà, come la vita naturalmente riserva, avranno le risorse e gli strumenti per poterle affrontare. Saranno a loro volta capaci di impegnarsi nella vita affettiva, sociale, lavorativa, diventando così costruttori di storia.
Dott.ssa Elena Pazzaglia

Psicologa esperta in dinamiche familiari e psicoterapeuta

sabato 10 maggio 2014

Si può ancora dire “famiglia”?

Questa, reputo sia la domanda essenziale a cui rispondere, prima ancora di quella sul perché sia essenziale e fondamentale la famiglia oggi, più che in ogni altro tempo.
Viviamo in effetti, in un vero tempo di prova e quindi, di grazia. Un tempo in cui nemmeno il concetto di famiglia può dirsi scontato. Tanto che oramai si suole parlare di “famiglie”, non già in quanto ci si rivolga al plurale ad un gruppo di famiglie, quanto perché a livello di concezione, si pretende e si forza che possano esistere famiglie “normali” (ormai in disuso), famiglie di fatto (nella giurisprudenza dei tribunali è già un concetto assimilato da decenni), famiglie monogenitoriali, famiglie allargate (a seguito di divorzi, separazioni, nuovi matrimoni o unioni), per poi aprire un capitolo specifico sulle famiglie omosessuali con ogni possibile variante di specie e (soprattutto) “genere”.
Davvero ritengo che un ragazzo ed una ragazza che scelgano di sposarsi e di pronunciare un “sì definitivo”, tanto più se in Chiesa, siano oggi giorno personaggi epici, segno di tempi passati.
Nulla è infatti più scontato in un periodo in cui la famiglia sta subendo uno dei più feroci e diabolici attacchi che abbia mai conosciuto in millenni di storia dell’uomo.

Cos’è la famiglia? Dal punto di vista giuridico – costituzionale è l’unione stabile fra un uomo e una donna fondata sul matrimonio. Vero, nell’art. 29 della Costituzione non si parla espressamente di uomo – donna. Tuttavia la Costituzione fu concepita nel 1948 quando questo era l’unico tipo di unione praticato ed in cui il 98 per cento dei matrimoni era civile e canonico. Inoltre, il fatto che il matrimonio si fondi sull’”uguaglianza morale e materiale tra i coniugi”, implica che vi sia una diversità biologica di fondo (maschio/femmina) riconosciuta dal legislatore costituente e che necessiti di un bilanciamento, ergo, l’affermazione di un’uguaglianza sul piano del trattamento giuridico. Altrimenti la specificazione non sarebbe occorsa.
La famiglia è concepita in primis come un incontro tra due “io” che si uniscono in matrimonio divenendo unica carne. Da questo amore si genera vita. Si crea una fitta tela di rapporti importantissimi e delicatissimi. L’uomo. La donna. I figli, quanti più figli. Poi ci sono altri “soggetti” da curare e generare all’interno della famiglia, che definirò “rapporti”: il rapporto tra l’uomo e la donna. Il rapporto tra l’uomo ed ogni singolo figlio, inteso quale soggetto unico ed irripetibile. Il rapporto tra la donna ed ogni singolo figlio. Il rapporto tra ogni singolo figlio ed ogni singolo suo fratello o sorella. Il rapporto dell’uomo che guarda, osserva, impara, dal rapporto tra la femminilità della propria sposa ed i figli e tra i figli. Ed il rapporto della donna che assapora l’autorità e la mascolinità dell’uomo con ogni figlio e dei figli tra loro. Il rapporto dei figli, che osservano i genitori: li guardano amarsi, anche nella disperazione, anche nel litigio, e poi in quel continuo ricercarsi, riconciliarsi, inseguire il loro desiderio e la loro aspirazione Divina.
Questa è la famiglia, quanto di più Sacro esista, seconda solamente a Dio, al Cristo vivente, fatta anzi a sua immagine sponsale.
In questo territorio Sacro, nessuno, ripeto nessuno (tanto meno lo “Stato”) dovrebbe minimamente penetrare, se non in un solo modo: sostenendola, incentivandola e … pagando. Pagando, erogando somme, fondi, assegni per coloro che si cimentano in questa impresa finalizzata a portare l’immagine del Divino e dell’Eterno su questa terra. Sostenendola cioè, nella sua piena libertà e soprattutto nella sua potestà educativa.
Sappiamo che non è così. Sappiamo che tutto oggi, mina alla Sacralità della famiglia e vi è chi entra pesantemente in questa delicata trama di rapporti, letteralmente “sfasciandola”. E se di famiglie non se ne formano quasi più (sette, otto coppie su dieci ormai optano per la convivenza, giocando quindi “di rimessa”, donandosi il figlio quale completamento del gioiello di “amore” autogeneratosi, sino alla inevitabile crisi di rigetto), dicevo se di famiglie non se ne formano il motivo è da ricercarsi nel fatto che tutta la cultura lobbista, massonica, illuminista, liberista, marxista, femminista radicale da quasi un secolo ha lavorato al precipuo ed univoco scopo di destrutturarla e di decostruire l’antropologia umana e vi sta riuscendo. D’altronde, “divide et impera” è una tecnica socio politica sempre attuale. Più l’uomo è solo, instabile, apparentemente “libero ed autonomo” specie davanti alle scelte più difficili e determinanti per la sua vita, più è facile soggiogarlo. Lo sapevano bene gli stati dell’ex Unione Sovietica, che non a caso, posero le prime basi della legislazione “antifamiliare”: il codice civile sovietico del 1919 escludeva il carattere religioso del matrimonio; il codice sovietico della famiglia del 1926 riconosceva le unioni civili: la cultura doveva essere funzionalista: sgravare gli uomini e le donne dagli “impegni” della famiglia per soggiogarli agli “impegni” del lavoro e della rivoluzione Marxista.
Se anche solo cinque sei anni fa, avessi affermato che prima o poi si sarebbe promossa la pedofilia incestuosa tra genitori e figli ove i primi vengono incentivati ad accarezzare i secondi sin dalla tenera età di 4 – 5 anni e viceversa, procurandosi “piacere vicendevole”, sarei stato tacciato di pazzia e forse, anche ora che lo dico. Tuttavia, a cavallo del 2000 e sino al 2007 il BZgA (Bundeszentrale für gesundheitliche Aufklärung, ossia il Centro Federale per l’Educazione alla Salute tedesco) elaborava in Germania del libretti inneggianti a siffatte pratiche. Libretti poi, per fortuna, ritirati. Per la cronaca, e per comprendere come certi spettri ritornino più facilmente e velocemente di quanto ci si aspetti, il BZgA è il medesimo artefice dei famigerati "Standard per l'Educazione sessuale in Europa" elaborati in seno all'Ufficio Regionale per l'Europa dell'Oms (organizzazione mondiale per la salute). Sono quelli secondo cui i bambini andrebbero indottrinati alla masturbazione precoce dai 0 ai 4 anni e alla contraccezione, aborto e altre pratiche simili dai 4 ai 12.
Ai signori del BZgA e dell’Oms si è accodata l'Unar (ente Italiano istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri) come un cagnolino elaborando i famigerati opuscoli tesi ad istituzionalizzare nelle scuole gli standard educativi basati su sesso (rectius, pornografia) gender theory e altre amenità simili.

Se questo accade, in Europa e dintorni dilagando anche in Italia, cosa sta accadendo oggi al nostro bel Paese?
Il giorno 9 aprile 2014 è stato ridefinito da più testate giornalistiche il “mercoledì nero” della famiglia e della vita (riporto alcuni spunti, in parte tratti da un articolo di “Alfredo Mantovano” su “La Nuova Bussola Quotidiana on line” del 10 aprile 2014 molto evocativi per comprendere a quale genere di attacco sia sottoposta la famiglia oggi, in Italia).
1.      Camera dei deputati. In Commissione Giustizia erano discussi, fra gli altri, due provvedimenti: a. la conversione del decreto-legge sulla droga, reso necessario dalla sentenza della Corte costituzionale che ha reintrodotto la distinzione fra droghe “leggere” e “pesanti”; b. un insieme di proposte di legge che puntano a restringere ulteriormente il tempo necessario per chiedere una sentenza di divorzio.
2.      Senato della Repubblica. In Commissione Giustizia si segnalano due provvedimenti: il disegno di legge, già approvato alla Camera, sull’omofobia, e quello sulle unioni civili, che ha accorpato le proposte sul matrimonio fra persone dello stesso sesso. Anch’essi hanno ripreso a marciare spediti: il primo, che vede il governo rappresentato dal sottosegretario Scalfarotto – mai era accaduto nella prassi parlamentare che il presentatore di una proposta di legge dapprima ne fosse relatore in un ramo del Parlamento e poi esprimesse di esso il parere dell’esecutivo nell’altro ramo –, con la bocciatura degli emendamenti di buon senso presentati da senatori di esperienza come Giovanardi, Bianconi e Malan, e con la possibile approvazione di emendamenti peggiorativi presentati da esponenti di Pd, Sel e M5S; il secondo, col deposito di un testo-base prossimo quanto a impostazione alla civil partnership: per avere un’idea della equiparazione sostanziale che tale testo opera con il matrimonio, basta pensare che ammette la disposizione di una quota corrispondente alla legittima nella successione ereditaria e, a determinate condizioni, la pensione di reversibilità.
3.      Corte Costituzionale. Proseguendo nell'mater semper certa est” è l’unico oggettivamente riconosciuto come certo)? Eppure, siamo di fronte al primo caso tipico (tutto Italiano, dove per giunta, e per fortuna, ancora una legge in merito manca) di “utero in affitto di fatto”. Davvero, parrebbe potersi affermare che si è giunti alle “comiche” se non fossimo innanzi a veri e propri drammi esistenziali e antropologici, i cui risvolti, li vedremo prestissimo, o al più tardi, non appena avremo generazioni intere di ventenni nati e cresciuti senza una origine. Vi saranno nel mondo “fratelli germani” (di stesso padre) o “uterini” di stessa madre che si conteranno a decine in quanto nati da donazioni spermatiche o di ovociti (ci sono già casi, documentati, di persone che sono divenuti padri per dono di gameti ben novanta – cento volte!). Fratelli che un domani, potrebbero inconsciamente incontrarsi, innamorarsi e generare altri figli (o feti malformati da abortire, per le possibili anomalie cromosomiche a cui andrebbero incontro i figli di due fratelli che si congiungano).
opera di demolizione della legge 40 in materia di procreazione assistita, la Consulta abbatte un altro paletto fondante, ossia il divieto di fecondazione eterologa. D’ora innanzi, oltre a potere crioconservare e selezionare eugeneticamente gli embrioni, i nuovi Dei – scienziati potranno anche utilizzare “gameti” esterni alla coppia, per produrre embrioni. Cosicché, se Tizio e Caia sono coniugati o conviventi, ma Tizio non produce spermatozoi, potrà provvedere il terzo estraneo Mevio a fornirli e così creare un essere umano, il cui padre biologico non è Tizio ossia il marito di Caia, ma un altro soggetto. Una grande conquista, secondo alcuni. Tutto bene, potrebbero dire i più ostili di “comprendonio”, sino a che non si verifica un caso come quello dell’ospedale Pertini in cui ad una mamma sono stati impiantati per sbaglio, embrioni di un’altra mamma. Quindi, Tizia, porta in grembo il figlio di Caia. O no? Perché (pare) secondo la legge 40/2004 il figlio è figlio di chi porta avanti ed a termine la gravidanza. Ma questo, anche se l’impianto embrionale è frutto di errore? E quindi chi è davvero madre? Davvero si può chiudere la porta in faccia alla madre biologica, rispetto a quella gestante, la quale, addirittura, potrebbe avere il diritto di invocare la famigerata legge 194 (aborto) in caso di rilievo di piccole malformazioni al feto? Davvero la madre biologica, non avrebbe alcuna voce in capitolo? E il padre (che pure in tal caso, e per la prima volta, in contrasto con il noto brocardo “
Di fronte a questo panorama, un giovane guarda, osserva e si chiede: perché dovrei sposarmi e assumermi un impegno verso una società che (da sposato) non mi sostiene e (da genitore) non mi consente di educare liberamente i miei figli?
Non voglio dare una risposta a questa domanda, vorrei che essa rimanesse aperta e divenisse spunto di profonda riflessione per chi leggerà questo modesto, forse triste articolo, ma scritto da un marito e genitore che non si vuole arrendere e vuole continuare a testimoniare la bellezza della verità e lo splendore di quel “Centuplo” che Cristo ci sta già regalando, pur nel mezzo di questo mare in tempesta: non siamo soli, siamo nati siamo stati amati dal primo istante e non moriremo mai più.

Avv. Filippo Martini
(Giuristi per la Vita – Imola)

lunedì 5 maggio 2014

VITA: NO LIMITS!


Live streaming video by Ustream Interverranno:

Dott. Giuseppe NOIA

Professore Associato di Medicina dell'età Prenatale presso la facoltà di Medicina e Chirurgia "A.Gemelli"-Università Cattolica del Sacro Cuore

Prof. Alberto ZANIBONI
Autore del libro "Cara Cristina..."

Modera:

Prof. Flavio VETRANO
Ordinario di Fisica presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"


Per gli studenti di Scienze Motorie è prevista l'attribuzione di 0.50 CFU

domenica 20 aprile 2014

Il Signore è risorto! È veramente risorto! Alleluia.

"La Resurrezione" - Giotto
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
                                                                               
                                   (Salmo 117)


Messaggio Urbi et Orbi Papa Francesco - Pasqua 2014
                                

Un augurio di Santa e Serena Pasqua 
Federica, Andrea, Irene, Alberto, Maddalena d. Daniele, p. Andrea

lunedì 17 marzo 2014

Ritiro di Quaresima 14-15-16 marzo 2014

"C'è il segreto della libertà, quella vera, batte dentro di te. 
E' come risvegliarsi un mattino con il sole, dopo un lungo inverno. 
Nel soffrire mio Signore ho incontrato te Dio Amore.

Voglio ringraziarti Signore per la vita che mi hai ridonato. 
So che sei nell'amore degli amici che ora ho incontrato. 
Nel soffrire mio Signore ho incontrato te Dio Amore. 
Nel perdono nel gioire, ho capito che sei Luce per me.

Signore sono qui per dirti ancora sì, Luce
Fammi scoppiare di gioia di vivere, Luce.
Fammi strumento per portare attorno a me, Luce.
E chi è vicino a me sappia che tutto in te è Luce.

...e con le lacrime agli occhi e le mani alzate verso Te Gesù
Con la speranza nel cuore e la tua luce in me paura non ho più..."

venerdì 14 marzo 2014

NutriMentE ... la Melatonina: il tempo della mente

La melatonina è un ormone rilasciato prevalentemente da una piccola ghiandola presente nel cervello, chiamata ghiandola pineale o epifisi. Questo ormone regola il ritmo giornaliero sonno/veglia dell'organismo, ha un effetto sedativo, e per questo il cervello se ne serve come segnale per informare l'organismo che è necessario riposare. Il rilascio di melatonina viene regolato dalla luce: quando la luce arriva all’occhio, viene trasmesso un segnale alla ghiandola epifisi che blocca il rilascio di melatonina e, di conseguenza, l’organismo si attiva per affrontare il nuovo giorno. Il buio, al contrario, stimola il rilascio di melatonina, che rallenta l’attività del cervello, inducendo l’organismo a riposare. Per mantenere un buon livello di melatonina, e riuscire ad addormentarsi facilmente, è molto importante avere regolarità nel coricarsi e nello svegliarsi, evitare nelle ore serali di esporsi a lungo alla luce elettrica (lampadine, schermi di televisione, computer, ecc...) che, come la luce del sole, induce l'organismo ad attivarsi invece che a rilassarsi. Una carenza di melatonina, o un’alterazione dei suoi livelli giornalieri, possono causare disturbi del sonno, i quali incidono negativamente sull’umore, sulla concentrazione, e sulla vitalità della persona. In natura l’organismo produce la melatonina a partire dall’amminoacido essenziale triptofano e dalla serotonina, importante neurotrasmettitore con effetti antidepressivi. Gli alimenti ricchi di triptofano, che possono aiutare l'organismo ad aumentare i livelli di melatonina sono: carne, pesce, latte e derivati, legumi e cioccolato, che comunque vanno consumati con moderazione per il loro contenuto di grassi relativamente elevato. Nei casi di depressione e sindromi d'ansia, poiché si ha carenza di serotonina, l'organismo non può produrre melatonina e all'individuo diventa quasi impossibile addormentarsi e recuperare l'energia spesa durante il giorno. Per questo, in alcuni casi di alterazioni del ciclo sonno/veglia, può essere utile assumere un integratore a base di melatonina, che si può trovare in qualsiasi erboristeria o farmacia.

Francesco Paci

martedì 11 marzo 2014

IN RICERCA. Universitari sulle orme dei propri progetti

Abbiamo sottoposto a due studentesse le seguenti domande:

1) Come ti chiami? 
2) quanti anni hai? 
3) Cosa studi? 
4) Cosa sogni? 
5)Cosa cerchi realmente? 
6) Pensi che l'università sia uno strumento capace di costruire solo il futuro o anche il presente?

Ecco le loro risposte.

Mi chiamo Alessia, ho quasi 25 anni, e frequento il secondo anno della specialistica in Biologia Sanitaria Molecolare e della Nutrizione. Ho deciso di iscrivermi all'università perché i miei genitori pensavano che laureandomi potessi ambire ad avere un buon futuro. Crescendo ho capito che studiare la biologia mi ha aperto un mondo infinito di possibilità di capire tutti i meccanismi che regolano la vita di ogni individuo, e questo mi affascina moltissimo.
Ammetto di essere una gran sognatrice. Mi affascina la ricerca scientifica, la possibilità di studiare tutti i processi biologici che stanno alla base del meraviglioso funzionamento dell'organismo umano, e di conseguenza la possibilità di trovare vie alternative a quei meccanismi, che a causa di mutazioni o altre patologie, rompono il perfetto ingranaggio, quindi trovarne la 'cura'. Si tratta di sogni che possono essere realizzati, basta porsi le giuste domande, avere ampie conoscenze e tanta pazienza per provare e riprovare, perché, a parer mio, la caratteristica più interessante della scienza è che a tutto si può trovare una spiegazione.
È banale cercare un posto di lavoro sicuro che soddisfi tutte le mie aspirazioni?
Penso di no; piuttosto è realista il pensiero di ambire ad uno stipendio fisso per vivere bene. Sfortunatamente il lavoro di ricercatore scientifico non offre nessuna sicurezza economica, perlomeno in Italia. Ed è triste e scoraggiante sapere che tante persone competenti e preparate sono costrette a lasciare il loro Paese per raggiungere il sogno di lavorare per la scienza.
L'università offre una vasta gamma di strumenti da sfruttare per crescere e maturare in ogni ambito. Ti forma a livello culturale e personale, ti mette in discussione, ti offre soddisfazioni: il vero lavoro di costruzione della propria vita è deputato ad ogni singolo studente universitario e al modo in cui riesce a prendere il meglio da quest'esperienza.

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Mi chiamo Eleonora, ho 20 anni e mezzo, e studio lettere moderne…! Perché studio l’ho capito dopo un bel po’ che riscaldavo i banchi, a metà del liceo classico: per l’uomo; per comprendere chi è l’uomo, come agisce e come reagisce a ciò che gli viene incontro nella vita, che cosa hanno pensato e fatto gli uomini passati in questa vita prima di me; per scoprire che cosa lega gli uomini di ogni tempo, che cosa può cambiare e che cosa rimane immutabile in essi.
Come ogni ventenne che si rispetti, sogno di cambiare il mondo dando il mio contributo originale; sogno di poter corrispondere davvero al sogno di Chi mi ha donato la vita; sogno di diventare donna. Perciò sono alla ricerca di chi è veramente Eleonora, della mia strada, di ciò per cui sono stata chiamata in questo mondo.
L’università in potenza sarebbe uno strumento efficace per costruire il proprio futuro, ma attualmente, per quello che vedo, è un parcheggio, un ambiente un po’ ristretto e sterile. 

La mia breve esperienza universitaria è stata positiva, perché, dopo le difficoltà del liceo, ho incontrato fra i miei compagni di corso ragazzi davvero in gamba con cui poter condividere molto. E’ stato un momento di crescita: ho dovuto affrontare la paura di lasciare casa e imparare ad arrangiarmi, cosa che mi ha responsabilizzata molto. Tuttavia, mi sembra che l’ambiente universitario non valorizzi lo studente in quanto persona che nutre dei sogni e ha degli ideali; sì, magari ci sono delle proposte in più che vanno oltre momenti di lezione, però sono sempre limitate a un’impostazione accademica un po’ chiusa. I professori ti chiedono perché hai scelto questa facoltà e questa città in particolare, ma io non ho mai percepito che uno di loro fosse seriamente interessato ai miei sogni e alle mie domande. I veri momenti di scambio, in cui si partiva magari da ciò che c’è sui libri per incarnarlo nella propria vita e nei propri pensieri, li ho vissuti solo con altri ragazzi, senza la guida o la mediazione di un insegnante. E questa è una mancanza che fa la differenza.

venerdì 7 marzo 2014

UNIVERSITÀ TEMPO PER MIGLIORARE: Il cammino del nostro ateneo

L’Università è un periodo unico e totalmente diverso da ciò che lo precede e ciò che lo segue: possiamo dire che sia una piccola vita separata. Studiare è un valore in sé: investire sulla formazione, sulla cultura, sulla ricerca, sull’istruzione, è una priorità per noi stessi e per il nostro Paese, soprattutto se si crede e si spera in un futuro sempre migliore.
Oggi viviamo una situazione difficile dal punto di vista economico, politico, sociale. Le parole “rischio”, “precariato”, “incertezza” sono le più diffuse: gli ultimi dati sui tassi di disoccupazione, in particolare nei giovani, mostrano come sia difficile poter immaginare un progetto di vita e di lavoro, e lo stesso vale per chi decide di investire e programmare il suo futuro studiando.

La scelta dell’Università è per tutti un crocevia, un passaggio fondamentale. È stato questo passaggio fondamentale della vita di molti che ha fatto di Urbino quel luogo speciale e ideale dove poter crescere e costruire il nostro futuro.
L’Università di Urbino è una delle più importanti e antiche d’Italia. Nasce nel 1506, e nell’anno del quinto centenario, nel 2006 inizia, il suo processo di statalizzazione, conclusosi nel Novembre 2012. La sua storia recente è strettamente correlata a Carlo Bo, critico letterario e Rettore di questo ateneo dal 1947 al 2001: non a caso, dal 2003, l’università porta il suo nome.
Nonostante tutte le difficoltà che incombono sull’ateneo, e sulle nostre famiglie alle prese con una crisi economica e sociale che si fa sempre più dilagante, il numero degli immatricolati è cresciuto: sicuramente non si è ancora tornati ai tempi d’oro, però, questo piccolo trend positivo, non può far altro che ben sperare per il futuro. 
Questo piccolo centro dell’Italia centrale, patria del Rinascimento, alle prese con mille difficoltà, è sempre vivo nello spirito: punto di forza è la sua grande capacità di accoglienza, che fa sì che nascano e crescano legami strettissimi fra le persone: il rapporto quasi familiare fra docenti e studenti, la tranquillità e la serenità della cittadina, sono alcuni dei motivi che portano tanti giovani a preferire questa cittadina ad altri grandi atenei. Si aggiungono, inoltre, l’elevata qualità della formazione; un diritto allo studio che, in qualche modo, nonostante le mille difficoltà figlie dei tagli regionali e nazionali al Diritto allo studio universitario, regge ancora; la vocazione della città campus (anche se siamo ancora lontani dall’essere un vero e proprio campus) e la presenza dei più grandi collegi universitari d’Italia. Questi, purtroppo, oggi vivono una situazione un po’ fatiscente, ma sembra essere vicina la soluzione con l’inizio dei lavori di ristrutturazione, sia dei collegi di proprietà della Regione (Collegio Tridente), sia degli altri collegi di proprietà dell’Ateneo, grazia all’accordo raggiunto, sotto la spinta degli studenti, tra ERSU e Università. Finalmente è stata anche garantita loro una totale copertura wi-fi, obiettivo adesso proiettato anche sul centro della cittadina. È in fase di avvio la sperimentazione di rapporti di collaborazione degli studenti in attività lavorative quali mense universitarie, lavori di piccola manutenzione all’interno dei collegi, altre forme di collaborazione, segnali che esiste una realtà positiva e propositiva nell’Ateneo.
Purtroppo, però, questo nuovo Anno Accademico, è iniziato con il cattivo risultato dell’ANVUR  (Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria), che per il periodo 2004-2010 ha visto il nostro Ateneo classificarsi ultima fra gli atenei di media dimensione. Questo rischia di portare tagli al FFO (Fondo di finanziamento ordinario), cioè quella parte di contributi che lo Stato fornisce agli atenei. Noi studenti abbiamo chiesto ed ottenuto, per l’anno 2014, che eventuali tagli ministeriali non toccassero ciò che ci riguarda da più vicino cioè i servizi la contribuzione, bensì che toccassero coloro che sono stati gli artefici di questo cattivo risultato, ossia quei docenti che non hanno effettuato ricerca, o ne hanno fatta poca, nell’arco temporale di riferimento.
L’anno che verrà sarà un anno decisivo per l’ Ateneo, perché toccherà eleggere il nuovo Rettore, il quale resterà in carica fino al 2020. Riteniamo sia doveroso scegliere una persona propositiva, concreta, che viva un forte rapporto con il territorio e sia capace di una prospettiva di sviluppo che abbia come punto di riferimento il bene degli studenti, inserendo l’Ateneo nei processi di internazionalizzazione e creando un filo diretto con le imprese, con il mondo del lavoro.


C.U.S.P.I.D.E

mercoledì 5 marzo 2014

UNIVERSITA' IN TEMPO DI CRISI: volgersi verso l'essenziale

Dal verbo greco krino, che significa “tagliare, separare”, il termine krisis ha ormai assunto nel linguaggio comune un significato distante da quello originario, secondo il quale esso designerebbe un tempo per discernere: per ritagliare, dunque, ciò che è essenziale da ciò che non lo è, quanto realizza i nostri desideri più profondi da quanto, al contrario, ci appesantisce mente e cuore e addirittura ci rallenta. La crisi, nel suo significato originale, costituirebbe non uno spauracchio da temere o un rischio da evitare, ma un’opportunità di saggiare le scelte fondamentali della nostra vita e di maturare nella direzione che a ciascuno di noi è propria. Nel suo discorso all’Università di Cagliari, il Santo Padre Francesco ha ricordato:


“L’Università come luogo del discernimento. E’ importante leggere la realtà, guardandola in faccia. Le letture ideologiche o parziali non servono, alimentano solamente l’illusione e la disillusione. […] L’Università come luogo di “sapienza” ha una funzione molto importante nel formare al discernimento per alimentare la speranza.”

L’università costituisce, cioè, il luogo privilegiato per apprendere quello sguardo critico che ci consente di setacciare la realtà e di riconoscere in essa, per ciascuno di noi, una strada.
Ma come possiamo discernere liberamente, quando veniamo continuamente bombardati da messaggi più o meno esplicitamente ideologici da parte della politica, dell’economia, persino della cultura? Il discernimento dello studente universitario passa anzitutto attraverso l’umiltà dell’ascolto, che significa rendersi accoglienti nei confronti di una parola che possiamo ricevere da qualcun altro – a volte anche molto distante nel tempo, se prendiamo gli autori di cui leggiamo le opere! L’università ci insegna, dunque, che per dare una risposta adeguata ai problemi della nostra epoca non basta fare, ma bisogna anzitutto imparare ad essere: l’università è, cioè, il luogo in cui fermarsi a pensare ed elaborare quelle idee e quei progetti che siano in grado di sorreggere le nostre azioni.
Ricerca e approfondimento, fatica della documentazione e della comprensione costituirebbero un prodotto sterile se si limitassero ad un banale accumulo di cognizioni: per essere sapienti, c’è anzitutto bisogno che la conoscenza abbia sapore! Si tratta di un surplus qualitativo, non quantitativo: esso si acquisisce in quelle relazioni interpersonali che ci consentono di condividere il sapere. Nell’università, ovvero, è possibile ricreare quello spazio di dialogo e di confronto per cui lo studio non è soltanto “un fatto mio”, ma matura e trova respiro attraverso il rapporto con altri. L’università non è nata per studiare da soli, ma in auspicio a una comunità scientifica che  – lungi dal sollevare ciascuno dalle proprie responsabilità personali – chiede lo sforzo di mettere il proprio sapere al servizio, secondo regole di rispetto e di solidarietà. La grande opportunità dello studio universitario è quella di godere di relazioni fraterne, all’interno delle quali crescere nella dimensione spirituale, personale e culturale.
Infine, la sintesi. Gli anni universitari sono quelli in cui siamo chiamati a fare memoria di ciò che siamo stati e a scegliere il futuro che saremo: in corrispondenza di questa saldatura, a noi spetta la fatica di tenere insieme i poli talvolta contraddittori delle nostre storie e dei nostri desideri e individuare attraverso di essi un cammino unitario che dia pace. Il senso delle cose, infatti, non si riduce all’aspetto particolare, ma sta nel modo in cui tanti aspetti sono sapientemente intrecciati: fare sintesi chiama ciascuno a posizionarsi in modo personale e responsabile nella realtà, per abitarla con consapevolezza. L’università, come tempo di discernimento attraverso i momenti dell’ascolto e della ricerca, del confronto, della sintesi si può fare luogo di bellezza e di felicità autentica, non soltanto nonostante la crisi, ma proprio attraverso di essa: da studenti, infatti, sta a noi cogliere questa opportunità per saggiare una scelta di vita e maturare nella direzione che più ci è propria.
Rita Pilotti

Presidente nazionale F.U.C.I.

lunedì 3 marzo 2014

KEEP CALM: BEATIFUL EXAM SESSION! Dieci buoni consigli per lo studente in crisi pre-esame.

Per lo studente in crisi che c'è dentro ognuno di noi sono ormai gli ultimi giorni di studio matto e disperato di questo periodo di esami. Un compito arduo rimanere concentrati fino alla fine e terminare, esultanti, la sudata sessione! Ma è possibile riuscire a vivere questi periodi di tensione  e stress con maggiore tranquillità ed ottimismo?

Ecco a voi dieci consigli, da studente a studente,  che potrebbero risultare utili per raggiungere tale obiettivo.

1.      SEGUIRE LE LEZIONI E PRENDERE APPUNTI
Può sembrare un consiglio banale, ma è proprio a lezione che si inizia a preparare l'esame! Ascoltare  il professore che spiega, appuntare i concetti salienti, lasciarsi incuriosire dal discorso e dalla materia è già un buon punto di partenza per affrontare in maniera ottimale lo studio.

2.      RAPPORTARSI CON IL PROFESSORE
Quanti di noi, magari intimoriti e intimiditi dal professore, pur avendo qualche dubbio o qualche quesito, non si avvicinano neanche a lui per chiedere chiarimenti? I professori sono lì per noi! Chi meglio di loro può aiutarci a chiarire dubbi e a organizzare le idee? Conoscere il professore e scambiare con lui qualche opinione può aiutare i più timidi a sentirsi a proprio agio al momento della verifica.

3.      RIVOLGERSI AD UN TUTOR
Il tutor è una figura importante all'interno delle università, ma spesso sottovalutata. Il suo aiuto, invece, può rivelarsi molto efficace nell'organizzazione della vita universitaria.

4.      PROGRAMMARE LA SESSIONE
Avere ben in mente le date degli esami, magari segnandole su un calendario, procurarsi tutto l'occorrente per lo studio (appunti, libri, programmi), decidere in maniera equilibrata quali esami sostenere considerando i tempi di preparazione e la difficoltà delle varie materie: è così che si  raggiunge l'obiettivo “superare l'esame”!

5.      SCOMPORRE L'ESAME
Una volta programmata la sessione si può iniziare a studiare! Prima, però, può essere utile suddividere la mole di studio in sezioni, in modo che vi sia durante lo studio un quadro completo del programma e degli argomenti da affrontare.

6.      GESTIRE SE STESSI
È ovvio che ognuno affronterà la sessione d'esami in  maniera differente. Ci sarà chi si farà pendere dall'ansia, chi la vivrà con ottimismo e positività, chi cercherà in tutti i modi di mantenere la calma, magari addirittura riuscendoci! È importante conoscere se stessi e i propri modi d'agire per riuscire, in maniera razionale, ad evitare comportamenti e stati d'animo che non risultano produttivi, bensì demotivanti.

7.      GESTIRE IL TEMPO
Durante la sessione d'esame il tempo sembra sempre troppo poco. In realtà, il più delle volte, è solo mal gestito. Può essere utile preparare delle tabelle in cui inserire tutti gli impegni della settimana per rendersi conto del tempo a disposizione per lo studio e per tutte le altre attività giornaliere, in modo da riuscire a impiegare produttivamente tutto il tempo di cui si dispone.

8.      CONFRONTARSI
Studiare in gruppo, vedersi per discutere di un certo argomento, ripetere in compagnia. Tutte ottime strategie per riuscire ad affrontare e superare con successo l'esame. Il confronto con gli altri può essere importante per integrare lo studio con nuove conoscenze e nuovi punti di vista.

9.      VALUTARE IL PROPRIO METODO DI STUDIO
L'esame è superato! Ma noi siamo realmente soddisfatti? Valutare il risultato di una verifica è utile a mettere in discussione il proprio metodo di studio ed eventualmente apportargli qualche modifica per renderlo più efficace.

10.  VITA!
Il periodo della sessione d'esami è un periodo della vita come tutti gli altri! Non è necessario chiudersi in casa o in biblioteca ed azzerare i contatti con il mondo. È importante continuare a svolgere tutte le normali attività, ritagliarsi un po' di tempo libero e rilassare per un po' la mente dal pensiero degli esami. Tutto ciò non può fare altro che aiutare a vivere questo periodo più serenamente.


Buono studio a tutti e... KEEP CALM!

EUROPA: CHE FAMIGLIA VUOI?

In occasione dell'Assemblea Regionale la F.U.C.I. delle Marche in collaborazione con gruppo F.U.C.I. di Ascoli Piceno, presenta la conferenza: EUROPA: CHE FAMIGLIA VUOI?



Al centro della nostra riflessione ci sarà la Famiglia, analizzando le dinamiche politiche e sociali che stanno prendendo piede in Europa e nel nostro Paese. Ma soprattutto cercheremo di capire il “perché” la famiglia, da fondamento della società, sia diventata oggi il bersaglio privilegiato di provvedimenti che mettono in seria discussione la sua tradizionale struttura e il suo ruolo sociale. Interverranno: avvocati Filippo Martini e Gian Paolo Babini, membri dell’Associazione “Giuristi per la Vita”.













L’appuntamento è fissato per Sabato 8 Marzo 2014, ad Ascoli Piceno presso il Centro di Aggregazione giovanile “L’impronta”, piazza Bonfine.

https://www.facebook.com/events/619581014761650/?notif_t=plan_user_invited

mercoledì 8 gennaio 2014

Uno studio pieno di luce.

Lo studio, una parola che racchiude un mondo, il nostro mondo di studenti e non solo. Un mondo che molto spesso viviamo male. Ci costringiamo a stare con la testa fra i libri, a memorizzare parole fissate sulla carta, a ripetere concetti espressi da altri. Ci dimentichiamo che lo studio è dinamico, vivo e che agisce in noi. E' l'incontro tra quello che viviamo e quello che vivremo, perché tutto si trasforma acquisendo una nuova prospettiva, e dalla potenza, da quello che leggiamo sulla carta, diventa atto, diventa Vita. L’esperienza che viviamo nel quotidiano andrebbe affrontata con dedizione e passione, quella passione che si dovrebbe respirare ogni volta che si fanno cose belle. Essa nasce dal toccare con mano, dalla comprensione che quel concetto a cui ci stiamo affacciando non è astratto, ma è realtà viva e affascinante. Ciò che studiamo è lo strumento con cui forgiare la nostra opera d'arte, l'opera d'arte della nostra vita, che, grazie alle nostre energie, sarà di un materiale solido in grado di non essere scalfito dalle difficoltà, dai dubbi, dai problemi che di certo non mancano né mancheranno mai. Lo studio vissuto bene non è fine a se stesso, ma deve essere rivolto verso un obiettivo che includa gli altri, che sia a favore della vita, una vita bella per noi e per gli altri. Nulla di ciò che studiamo si perde, ma matura in noi, ci rende unici e ci permette di uscire dagli schemi, di pensare con la nostra testa. In questa ricerca della Verità non ci deve abbandonare la tenacia, affinché riusciamo ad avvicinarci sempre più alla conoscenza, ovunque essa si trovi. Ed è proprio perché lo studio è incontro che bisogna ricercare la condivisione con gli altri, soprattutto nei momenti di stanchezza e difficoltà, perché è grazie agli altri che l'elaborazione viene facilitata e la fiamma ravvivata.
Tuttavia la passione che contribuisce a renderci unici e a farci agire fuori dagli schemi non ci deve rendere solo assetati di conoscenza, ma deve essere guidata anch'essa dalla luce della Verità. Questo non significa che penseremo di possedere la verità, ma che agiremo in modo tale da trovarci in condizione di ricercarla liberamente, giorno per giorno, avendo quella fede, che ci assicura la sua esistenza, senza la quale nulla avrebbe più senso.


Lucia Musumano

Riflessioni di uno studente erasmus a Cipro.

Rientrato da poche settimane da Cipro e ancora nella fase di “ritorno alla normalità”, che attraversano tutti gli studenti Erasmus, ho accolto con entusiasmo la possibilità di testimoniare la mia esperienza. Sono uno studente di 21 anni che frequenta il terzo anno di economia aziendale che ha deciso di trascorrere un semestre all'estero. Carico di aspettative e di curiosità, ma anche di paure e perplessità, sono partito alla volta di quella che sembrava profilarsi più una vacanza, come ironizzato da molti, piuttosto che un soggiorno studio, vista la destinazione scelta.
Appena uscito dall'aeroporto di Larnaca, senza neanche aver il tempo di riprendermi dall'impatto dei 38° di fine settembre, alcuni studenti mi sono venuti a prendere e mi hanno condotto all'appartamento convenzionato con l'università. Grazie alla disponibilità del coordinatore Erasmus e degli studenti, sono riuscito ad ambientarmi senza troppi traumi, anche facilitato dalla cultura e dallo stile di vita mediterranei molto simili ai nostri. Con il passare del tempo, ho iniziato a notare alcune differenze di questo paese che, pur essendo europeo, presenta anche tratti delle vicine culture asiatiche, ed è questa caratteristica che lo rende uno stato unico al mondo con un popolo dal carattere estroverso. Nonostante la crisi, la popolazione mostra uno spirito di tranquillità e fiducia che, invece, è assente da tempo in Italia. Probabilmente perché è più preparata ad affrontare periodi difficili: più vivo che mai, infatti, è il ricordo del conflitto con i turchi, in cui molte famiglie sono state cacciate dalle loro case ritrovandosi, da un giorno all'altro, senza avere niente. La crisi, comunque, non ha evitato di inasprire antichi odi, complicando una situazione già complessa che fa di Cipro l'unico paese in Europa ancora diviso da un muro: molti sono coloro che rivendicano case e terreni dai quali sono stati cacciati. L'opinione pubblica è divisa su questioni come l’uscita dall'euro, il rifiuto dell'aiuto da parte della Troika e addirittura l’uscita dall'Europa. La classe benestante e coloro che hanno più da perdere invitano alla prudenza e vogliono evitare il defolt; in ambiente accademico i problemi vengono attribuiti alla mala gestione dei politici e alla troppa severità delle misure europee, mentre giovani, vecchi e tutti coloro che hanno vissuto la povertà non temono soluzioni più radicali. A detta di questi ultimi, essi non hanno paura di perdere parte dei loro soldi qualora questo serva a salvare la dignità e l'indipendenza di un popolo che dominato fin dalla storia, oggi, nonostante il sangue sparso, si ritrova per l'ennesima volta sotto il controllo di stranieri invasori. Infatti, il nord del Paese è occupato e governato dai turchi, e il sud non è poi così autonomo, vista la presenza di basi militari inglesi e l'influenza delle compagnie multinazionali, che sfruttano la bassa pressione fiscale e le agevolazioni; il tutto è poi  "condito" da direttive europee, che impongono tagli di stipendi e aumento delle tasse. Mentre si discutono eventuali scenari possibili, i prezzi aumentano e i salari restano bassi, e il settore edilizio, pilastro dell'economia di Cipro, è ormai al collasso, dopo un’euforia speculativa analoga a quella di tanti altri paesi. In seguito ai recenti avvenimenti, ora, come mi hanno detto i miei ex compagni di corso, la gente è molto preoccupata ed è pronta al peggio. C'è grande paura per il fondamentale settore del turismo: il prelievo forzato dei conti fa temere non solo l'esodo dei capitali, ma anche dei turisti, in particolare russi e inglesi, ogni anno vanno a trascorrere le vacanze a Cipro e che spesso sono i detentori di questi capitali.
Ciò che mi ha colpito è la pazienza di queste persone, le quali, nonostante si sentano tradite dai loro politici, hanno fiducia in soluzioni che evitino il disastro, e lo dimostrano protestando sempre in modo civile, cercando di evitare le tensioni falsamente propagandate dai media.
Sono contento di aver fatto questa esperienza estremamente arricchente. Studiare all'estero, infatti, è un’ottima carta da spendere nel mercato del lavoro globalizzato, dove conoscenza dell'inglese e disponibilità a viaggiare sono dei requisiti ormai minimi. Vivere lontano da casa, inoltre, è un’opportunità per confrontarsi con altre culture, con se stessi e con le proprie capacità, e permette di acquisire consapevolezza della propria identità e di apprezzare le molte cose che prima si davano per scontato. Spero che sempre più studenti decidano di imbarcarsi in questa avventura.

Alberto Lazzari

giovedì 2 gennaio 2014

Cos'è la Bellezza? Lo sguardo del professor Cangiotti.

Intervista al professor Marco Cangiotti, professore ordinario di Filosofia Politica e Preside della Facoltà di Scienze Politiche ad Urbino

D. Esiste la Bellezza? E se esiste, dove possiamo trovarla?

R. Certo che la bellezza esiste, e la si può trovare in quasi ogni cosa. Il vero problema non è dunque questo, ma è come poterla incontrare, cosa di cui spesso molte persone non sembrano più capaci. La prima cosa che occorre per incontrare la bellezza è il sapere vedere, è essere capaci di sguardo. Ma cosa significa “sguardo”? Secondo il vocabolario Treccani, la parola sguardo sopporta due significati; il primo, immediato e soggettivo, è quello dell’atto del guardare,; il secondo, estensivo e oggettivo, è quello di visuale, vista, veduta: come, per esempio, quando si dice “dalle finestre di casa mia si gode un bellissimo sguardo sul parco”. Questo doppio significato, soggettivo e oggettivo, è già carico di una forte indicazione. L’indicazione secondo la quale nel guardare, nella visione, si realizza una “riscrittura” della realtà, riscrittura in forza della quale non si danno più il soggetto e l’oggetto nella loro isolatezza e contrapposizione, cessa il solum ipsum, il solipsismo, e compare una dimensione unitaria che i filosofi definiscono appropriatamente col concetto di unità dell’esperienza. Lo sguardo, dunque, ci porta all’esperienza. L’esperienza prima di tutto coincide con la vita, con il vivere, e lo dice la parola stessa che ha la sua radice nella lingua latina: ex-perior, ex ossia tiro fuori, perior dal greco peirao ossia provare: tiro fuori da ciò che provo, dove il senso esatto di questo provare è ben detto dal termine che traduce esperienza nella lingua tedesca, Erlebnis, alla cui radice sta il verbo leben, vivere. Esperienza è ciò che tiro fuori dal vivere. Unità dell’esperienza significa, allora, che il vivere, per noi umani, è costituito dall’intreccio incessante fra noi e il resto che ci circonda, e lo sguardo è esattamente la funzione di questo intreccio, di questa relazione. Con il solo io non ci sarebbe vita, la vita c’è quando l’io incontra, prima di tutto attraverso lo sguardo, l’altro, che può essere l’altro io, cioè il tu, o l’altro reale, ossia la res, cioè gli oggetti, o il totalmente Altro, cioè Dio. Dunque, se si vive aperti alla realtà che è fuori di noi e la si vuole incontrare in profondità e non appena utilizzare o sfruttare, allora si incontra la bellezza.

D. Oggi  ciò che è comunemente accettato, perché imposto, è l'equivalenza di Bellezza e perfezione. E' davvero così? La Bellezza è, o deve essere necessariamente perfezione?

R. La parola “perfezione” è una parola estremamente ambigua, e oggi viene normalmente usata per indicare qualcosa che non ha difetti. Ma io mi chiedo: cosa significa “difetto”? Il più delle volte con difetto si intende ciò che non corrisponde ai nostri schemi e ai nostri preconcetti, che poi in verità non sono neanche i nostri, ma quelli imposti dalle mode, dalla mentalità comune. Per incontrare la bellezza tutto questo è un ostacolo, a volte insormontabile. Liberiamocene. Piuttosto per parlare di bellezza occorre parlare di “forma”. Secondo uno dei più grandi pensatori contemporanei, von Balthasar, la bellezza è ciò che ha a che fare con la forma, tanto che in latino bello si dice "formosus". Cosa è la forma? È l'unità interna di una cosa, il suo ordine, la sua armonia. Ciò che ha forma è cosmo, in opposizione a caos. Cogliendo la forma è possibile afferrare il principio organizzativo di ogni essere, che è tanto più strutturato quanto più esso è di grado superiore nella scala degli esseri: pensate, per esempio, al confronto fra la complessa e bellissima organizzazione del corpo umano e la assai più semplice e meno bella – anche se comunque bella - organizzazione di un filo d’erba. La forma - dice Balthasar - splende, si dà a conoscere. Ecco se con perfezione intendiamo dire lo splendore della forma che un essere ha, allora la bellezza ha a che fare con la perfezione, ma questa perfezione non centra nulla coi parametri sociali delle mode o con i nostri pregiudizi sui “difetti”. Per cercare di cogliere la bellezza di una persona non si può fare a meno della sua forma, come per gustare un'opera d'arte.
Pieve di San Cassiano in località Castel Cavallino (PU)

D. Cosa è per Lei la Bellezza? Ne ha potuto far esperienza nella Sua vita?

R. La bellezza è un dono, e in questo dono, per dirla ancora con von Balthasar, il Tutto, che mai noi potremmo catturare con la nostra intelligenza o con la nostra forza, si rende presente, si dona a noi, in un frammento. La bellezza è il paradosso per cui in una forma finita si rende in qualche modo visibile, percepibile, l’Infinito. Per questo motivo la bellezza è una strada privilegiata che ci conduce verso il significato ultimo della nostra esistenza, qualcosa che illumina e che ci indica la salvezza. Vorrei citare una frase del beato Giovanni Paolo II, che dice meglio di me quello che intendo dire: “La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro”. Per questo, la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita una potente nostalgia di Dio, la bellezza ultima, aprendoci alla speranza di poterla raggiungere. Direi non che io ho fatto esperienza della bellezza, ma che io faccio, ogni giorno, esperienza della bellezza. In ogni cosa e in ogni situazione: guardando il volto di mia moglie, guardando i miei figli aprirsi alla vita, guardando lo spettacolo delle digradare delle colline verso i monti dal Torrione di San Polo (in fondo a via Saffi), guardando il volo delle rondini, guardando le nuvole, guardando una Madonna di Raffaello o un disegno a matita di una mia cara amica che ritrae delle ciliegie in penombra. Guardando, e cercando di tirar fuori la forma di ciò che guardo. Ripeto, la bellezza esiste; il problema è se noi la sappiamo incontrare.