Dal verbo greco krino, che significa “tagliare, separare”, il termine krisis ha ormai assunto nel linguaggio
comune un significato distante da quello originario, secondo il quale esso
designerebbe un tempo per discernere: per ritagliare, dunque, ciò che è
essenziale da ciò che non lo è, quanto realizza i nostri desideri più profondi
da quanto, al contrario, ci appesantisce mente e cuore e addirittura ci
rallenta. La crisi, nel suo significato originale, costituirebbe non uno
spauracchio da temere o un rischio da evitare, ma un’opportunità di saggiare le
scelte fondamentali della nostra vita e di maturare nella direzione che a
ciascuno di noi è propria. Nel suo discorso all’Università di Cagliari, il Santo
Padre Francesco ha ricordato:
“L’Università come
luogo del discernimento. E’ importante leggere la realtà, guardandola in
faccia. Le letture ideologiche o parziali non servono, alimentano solamente
l’illusione e la disillusione. […] L’Università come luogo di “sapienza” ha una
funzione molto importante nel formare al discernimento per alimentare la
speranza.”
L’università
costituisce, cioè, il luogo privilegiato per apprendere quello sguardo critico
che ci consente di setacciare la realtà e di riconoscere in essa, per ciascuno
di noi, una strada.
Ma come possiamo
discernere liberamente, quando veniamo continuamente bombardati da messaggi più
o meno esplicitamente ideologici da parte della politica, dell’economia,
persino della cultura? Il discernimento dello studente universitario passa
anzitutto attraverso l’umiltà dell’ascolto, che significa rendersi accoglienti
nei confronti di una parola che possiamo ricevere da qualcun altro – a volte
anche molto distante nel tempo, se prendiamo gli autori di cui leggiamo le
opere! L’università ci insegna, dunque, che per dare una risposta adeguata ai
problemi della nostra epoca non basta fare,
ma bisogna anzitutto imparare ad essere:
l’università è, cioè, il luogo in cui fermarsi a pensare ed elaborare quelle idee
e quei progetti che siano in grado di sorreggere le nostre azioni.
Ricerca e
approfondimento, fatica della documentazione e della comprensione
costituirebbero un prodotto sterile se si limitassero ad un banale accumulo di
cognizioni: per essere sapienti, c’è anzitutto bisogno che la conoscenza abbia
sapore! Si tratta di un surplus
qualitativo, non quantitativo: esso si acquisisce in quelle relazioni interpersonali
che ci consentono di condividere il sapere. Nell’università, ovvero, è
possibile ricreare quello spazio di dialogo e di confronto per cui lo studio
non è soltanto “un fatto mio”, ma matura e trova respiro attraverso il rapporto
con altri. L’università non è nata per studiare da soli, ma in auspicio a una
comunità scientifica che – lungi dal sollevare
ciascuno dalle proprie responsabilità personali – chiede lo sforzo di mettere
il proprio sapere al servizio, secondo regole di rispetto e di solidarietà. La
grande opportunità dello studio universitario è quella di godere di relazioni
fraterne, all’interno delle quali crescere nella dimensione spirituale,
personale e culturale.
Infine, la sintesi.
Gli anni universitari sono quelli in cui siamo chiamati a fare memoria di ciò
che siamo stati e a scegliere il futuro che saremo: in corrispondenza di questa
saldatura, a noi spetta la fatica di tenere insieme i poli talvolta
contraddittori delle nostre storie e dei nostri desideri e individuare
attraverso di essi un cammino unitario che dia pace. Il senso delle cose,
infatti, non si riduce all’aspetto particolare, ma sta nel modo in cui tanti
aspetti sono sapientemente intrecciati: fare sintesi chiama ciascuno a
posizionarsi in modo personale e responsabile nella realtà, per abitarla con
consapevolezza. L’università, come tempo di discernimento attraverso i momenti
dell’ascolto e della ricerca, del confronto, della sintesi si può fare luogo di
bellezza e di felicità autentica, non soltanto nonostante la crisi, ma proprio
attraverso di essa: da studenti, infatti, sta a noi cogliere questa opportunità
per saggiare una scelta di vita e maturare nella direzione che più ci è
propria.
Rita Pilotti
Presidente nazionale
F.U.C.I.
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