Rientrato da poche settimane da Cipro e ancora nella
fase di “ritorno alla normalità”, che attraversano tutti gli studenti Erasmus,
ho accolto con entusiasmo la possibilità di testimoniare la mia esperienza. Sono
uno studente di 21 anni che frequenta il terzo anno di economia aziendale che
ha deciso di trascorrere un semestre all'estero. Carico di aspettative e di
curiosità, ma anche di paure e perplessità, sono partito alla volta di quella che
sembrava profilarsi più una vacanza, come ironizzato da molti, piuttosto che un
soggiorno studio, vista la destinazione scelta.
Appena uscito dall'aeroporto di Larnaca, senza
neanche aver il tempo di riprendermi dall'impatto dei 38° di fine settembre,
alcuni studenti mi sono venuti a prendere e mi hanno condotto all'appartamento
convenzionato con l'università. Grazie alla disponibilità del coordinatore
Erasmus e degli studenti, sono riuscito ad ambientarmi senza troppi traumi, anche
facilitato dalla cultura e dallo stile di vita mediterranei molto simili ai nostri.
Con il passare del tempo, ho iniziato a notare alcune differenze di questo
paese che, pur essendo europeo, presenta anche tratti delle vicine culture
asiatiche, ed è questa caratteristica che lo rende uno stato unico al mondo con
un popolo dal carattere estroverso. Nonostante la crisi, la popolazione mostra
uno spirito di tranquillità e fiducia che, invece, è assente da tempo in
Italia. Probabilmente perché è più preparata ad affrontare periodi difficili:
più vivo che mai, infatti, è il ricordo del conflitto con i turchi, in cui
molte famiglie sono state cacciate dalle loro case ritrovandosi, da un giorno
all'altro, senza avere niente. La crisi, comunque, non ha evitato di inasprire
antichi odi, complicando una situazione già complessa che fa di Cipro l'unico
paese in Europa ancora diviso da un muro: molti sono coloro che rivendicano
case e terreni dai quali sono stati cacciati. L'opinione pubblica è divisa su
questioni come l’uscita dall'euro, il rifiuto dell'aiuto da parte della Troika
e addirittura l’uscita dall'Europa. La classe benestante e coloro che hanno più
da perdere invitano alla prudenza e vogliono evitare il defolt; in ambiente accademico
i problemi vengono attribuiti alla mala gestione dei politici e alla troppa
severità delle misure europee, mentre giovani, vecchi e tutti coloro che hanno
vissuto la povertà non temono soluzioni più radicali. A detta di questi ultimi,
essi non hanno paura di perdere parte dei loro soldi qualora questo serva a
salvare la dignità e l'indipendenza di un popolo che dominato fin dalla storia,
oggi, nonostante il sangue sparso, si ritrova per l'ennesima volta sotto il
controllo di stranieri invasori. Infatti, il nord del Paese è occupato e
governato dai turchi, e il sud non è poi così autonomo, vista la presenza di
basi militari inglesi e l'influenza delle compagnie multinazionali, che
sfruttano la bassa pressione fiscale e le agevolazioni; il tutto è poi "condito" da direttive europee, che
impongono tagli di stipendi e aumento delle tasse. Mentre si discutono eventuali
scenari possibili, i prezzi aumentano e i salari restano bassi, e il settore
edilizio, pilastro dell'economia di Cipro, è ormai al collasso, dopo un’euforia
speculativa analoga a quella di tanti altri paesi. In seguito ai recenti
avvenimenti, ora, come mi hanno detto i miei ex compagni di corso, la gente è
molto preoccupata ed è pronta al peggio. C'è grande paura per il fondamentale
settore del turismo: il prelievo forzato dei conti fa temere non solo l'esodo dei
capitali, ma anche dei turisti, in particolare russi e inglesi, ogni anno vanno
a trascorrere le vacanze a Cipro e che spesso sono i detentori di questi
capitali.
Ciò che mi ha colpito è la pazienza di queste
persone, le quali, nonostante si sentano tradite dai loro politici, hanno fiducia in soluzioni che evitino il
disastro, e lo dimostrano protestando sempre in modo civile, cercando di
evitare le tensioni falsamente propagandate dai media.
Sono contento di aver fatto questa esperienza
estremamente arricchente. Studiare all'estero, infatti, è un’ottima carta da spendere nel mercato del lavoro
globalizzato, dove conoscenza dell'inglese e disponibilità a viaggiare sono dei requisiti ormai
minimi. Vivere lontano da casa, inoltre, è un’opportunità per confrontarsi con
altre culture, con se stessi e con le proprie capacità, e permette di acquisire
consapevolezza della propria identità e di apprezzare le molte cose che prima
si davano per scontato. Spero che sempre più studenti decidano di imbarcarsi in
questa avventura.
Alberto Lazzari
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