mercoledì 8 gennaio 2014

Riflessioni di uno studente erasmus a Cipro.

Rientrato da poche settimane da Cipro e ancora nella fase di “ritorno alla normalità”, che attraversano tutti gli studenti Erasmus, ho accolto con entusiasmo la possibilità di testimoniare la mia esperienza. Sono uno studente di 21 anni che frequenta il terzo anno di economia aziendale che ha deciso di trascorrere un semestre all'estero. Carico di aspettative e di curiosità, ma anche di paure e perplessità, sono partito alla volta di quella che sembrava profilarsi più una vacanza, come ironizzato da molti, piuttosto che un soggiorno studio, vista la destinazione scelta.
Appena uscito dall'aeroporto di Larnaca, senza neanche aver il tempo di riprendermi dall'impatto dei 38° di fine settembre, alcuni studenti mi sono venuti a prendere e mi hanno condotto all'appartamento convenzionato con l'università. Grazie alla disponibilità del coordinatore Erasmus e degli studenti, sono riuscito ad ambientarmi senza troppi traumi, anche facilitato dalla cultura e dallo stile di vita mediterranei molto simili ai nostri. Con il passare del tempo, ho iniziato a notare alcune differenze di questo paese che, pur essendo europeo, presenta anche tratti delle vicine culture asiatiche, ed è questa caratteristica che lo rende uno stato unico al mondo con un popolo dal carattere estroverso. Nonostante la crisi, la popolazione mostra uno spirito di tranquillità e fiducia che, invece, è assente da tempo in Italia. Probabilmente perché è più preparata ad affrontare periodi difficili: più vivo che mai, infatti, è il ricordo del conflitto con i turchi, in cui molte famiglie sono state cacciate dalle loro case ritrovandosi, da un giorno all'altro, senza avere niente. La crisi, comunque, non ha evitato di inasprire antichi odi, complicando una situazione già complessa che fa di Cipro l'unico paese in Europa ancora diviso da un muro: molti sono coloro che rivendicano case e terreni dai quali sono stati cacciati. L'opinione pubblica è divisa su questioni come l’uscita dall'euro, il rifiuto dell'aiuto da parte della Troika e addirittura l’uscita dall'Europa. La classe benestante e coloro che hanno più da perdere invitano alla prudenza e vogliono evitare il defolt; in ambiente accademico i problemi vengono attribuiti alla mala gestione dei politici e alla troppa severità delle misure europee, mentre giovani, vecchi e tutti coloro che hanno vissuto la povertà non temono soluzioni più radicali. A detta di questi ultimi, essi non hanno paura di perdere parte dei loro soldi qualora questo serva a salvare la dignità e l'indipendenza di un popolo che dominato fin dalla storia, oggi, nonostante il sangue sparso, si ritrova per l'ennesima volta sotto il controllo di stranieri invasori. Infatti, il nord del Paese è occupato e governato dai turchi, e il sud non è poi così autonomo, vista la presenza di basi militari inglesi e l'influenza delle compagnie multinazionali, che sfruttano la bassa pressione fiscale e le agevolazioni; il tutto è poi  "condito" da direttive europee, che impongono tagli di stipendi e aumento delle tasse. Mentre si discutono eventuali scenari possibili, i prezzi aumentano e i salari restano bassi, e il settore edilizio, pilastro dell'economia di Cipro, è ormai al collasso, dopo un’euforia speculativa analoga a quella di tanti altri paesi. In seguito ai recenti avvenimenti, ora, come mi hanno detto i miei ex compagni di corso, la gente è molto preoccupata ed è pronta al peggio. C'è grande paura per il fondamentale settore del turismo: il prelievo forzato dei conti fa temere non solo l'esodo dei capitali, ma anche dei turisti, in particolare russi e inglesi, ogni anno vanno a trascorrere le vacanze a Cipro e che spesso sono i detentori di questi capitali.
Ciò che mi ha colpito è la pazienza di queste persone, le quali, nonostante si sentano tradite dai loro politici, hanno fiducia in soluzioni che evitino il disastro, e lo dimostrano protestando sempre in modo civile, cercando di evitare le tensioni falsamente propagandate dai media.
Sono contento di aver fatto questa esperienza estremamente arricchente. Studiare all'estero, infatti, è un’ottima carta da spendere nel mercato del lavoro globalizzato, dove conoscenza dell'inglese e disponibilità a viaggiare sono dei requisiti ormai minimi. Vivere lontano da casa, inoltre, è un’opportunità per confrontarsi con altre culture, con se stessi e con le proprie capacità, e permette di acquisire consapevolezza della propria identità e di apprezzare le molte cose che prima si davano per scontato. Spero che sempre più studenti decidano di imbarcarsi in questa avventura.

Alberto Lazzari

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