In una fase storica in cui la famiglia sta attraversando
un difficile periodo di crisi, trovo molto importante dedicare spazi, momenti
di incontro e di riflessione nei
quali si parli in luce positiva della famiglia. Lavorando con i ragazzi
ho riscontrato come questi abbiano spesso una visione limitata e negativa della
relazione di coppia e del matrimonio, condizionati talvolta dalle esperienze
vissute ma anche da modi di dire ormai entrati nel linguaggio comune come ad
esempio: “amare è soffrire” o “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Amare ed
essere amato è invece un’esperienza così intima e profonda che non può che
farci stare bene; è attraverso l’amore che possiamo sperimentare la gioia, che
possiamo avere il senso di vivere una vita piena e felice. Nel parlare della
famiglia trovo importante partire dalla coppia perché essa è il fulcro, il
motore della famiglia, che non deve mai essere messa in secondo piano anche
quando nascono figli; l’amore, l’affetto, la serenità che i bambini
percepiscono nell’atmosfera familiare li aiutano a crescere più sani e sereni.
Come si sceglie il partner giusto? Diversi studi hanno
mostrato come si tenda a scegliere come partner chi possiede caratteristiche
che apprezziamo dell’altro ma che non possediamo o che possediamo poco. È molto
probabile che in una relazione che funziona noi stessi acquisiremo quelle
caratteristiche, sia perché l’altro ci fa da modello sia perché, essendo amati
e stimati per ciò che siamo, accresciamo la nostra autostima e la capacità di
cambiamento. Cambiamento è una delle parole chiave della relazione. La coppia
non è qualcosa di statico, ma di dinamico, è un processo di continua evoluzione
e crescita. Alcuni studiosi hanno paragonato le fasi della coppia a quelle
della relazione tra madre e neonato: 1) fase
simbiotica: è la fase dell’innamoramento, dove si cercano le affinità, si
svalutano le differenze e i limiti dell’altro. Scopo è l’attaccamento; 2) differenziazione: emergono le
differenze, si ha una visione dell’altro più obiettiva, si definiscono confini,
regole e aree di responsabilità. Scopo è affermare l’Io; 3) sperimentazione: si
investono energie in attività e relazioni al di fuori della coppia, possono
intensificarsi i conflitti. Scopo è sviluppare la capacità di affrontare la
frustrazione e confrontarsi in modo sano; 4) riavvicinamento: si ricerca conferma e rassicurazione dall’altro.
Scopo è ottenere conferma e sostegno all’autonomia; 5) costanza dell’oggetto: ideale e reale si uniscono, c’è
interdipendenza. Scopo è integrare gli aspetti positivi e negativi di sé e
dell’altro, è la prima reale intimità.
Spesso le difficoltà nascono quando i partner si trovano
in fasi differenti, per cui insorgono conflitti ed incomprensioni; assume
quindi grande rilevanza una comunicazione chiara e diretta in cui si esprimono
i propri desideri, i propri bisogni ed anche le proprie difficoltà. Spesso ci
si attende che l’altro capisca, ma nessuno è dotato del potere di leggere la
mente e ciò, senza una comunicazione chiara, può portare a costruirsi fantasie
negative sull’altro, sulla relazione, talvolta fino ad arrivare ad un muro di incomunicabilità. Spesso nel
mio lavoro ho riscontrato come ci sia una difficoltà anche nel dirsi gli
aspetti che ci piacciono dell’altro, della relazione, nel rivelare e
condividere con il partner e talvolta anche con i figli i propri sentimenti
positivi. Ciò che va bene lo si dà per scontato, è invece importante imparare a
comunicarlo direttamente.
Altra caratteristica della relazione di coppia è il
progettare, elemento cha la distingue da una relazione di amicizia,
caratterizzata principalmente dal condividere. Alla luce di questo il
matrimonio assume un grande valore nella relazione: è al tempo stesso punto di
arrivo del periodo di fidanzamento e punto di inizio di un progetto condiviso
che scegliamo di portare avanti per la vita. Talvolta i ragazzi fanno fatica ad
impegnarsi in progetti grandi ed importanti perché bloccati dalla paura
dell’incertezza, che a volte li limita anche nell’inseguire i propri sogni.
Avere dei sogni è importante, ci dà la direzione su come muoverci nella vita.
Un atteggiamento di fiducia in sé, nell’altro, nella Provvidenza, per il
cristiano, di speranza verso il futuro, unito ad una capacità di flessibilità
rispetto agli imprevisti che la vita può riservarci, ci sostiene
nell’impegnarci per la realizzazione dei nostri sogni. I grandi progetti, come
quello di costruire una famiglia, richiedono fatica, rinunce e sacrifici,
aspetti che talvolta spaventano i giovani, ma nella relazione d’amore possiamo
sperimentare che la rinuncia non ha sempre un’accezione negativa, ma è una
scelta consapevole che facciamo per la costruzione di un bene più grande in cui
ci sentiamo felici.
La famiglia per realizzarsi in modo pieno non può
chiudersi in se stessa, è necessario che si apra agli altri sia nel mantenere e
coltivare relazioni, sia nell’impegnarsi nella vita sociale.
Vivere in una famiglia nella quale si sperimenta il senso
di accoglienza, di ascolto e di rispetto per la persona, si condividono momenti
gioiosi, c’è libertà e chiarezza nella comunicazione, si valorizzano le
risorse, si imparano a riconoscere limiti, a chiedere scusa quando si sbaglia, a chiedere aiuto quando se
ne sente il bisogno, ci si apre all’ambiente esterno contribuendo in modo
significativo a crescere figli fiduciosi in sé e nell’altro, sani e felici. La
felicità è una condizione dell’essere, ciò significa che anche quando i
figli incontreranno difficoltà, come la vita naturalmente riserva, avranno le
risorse e gli strumenti per poterle affrontare. Saranno a loro volta capaci di
impegnarsi nella vita affettiva, sociale, lavorativa, diventando così
costruttori di storia.
Dott.ssa Elena Pazzaglia
Psicologa esperta in dinamiche
familiari e psicoterapeuta
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