domenica 11 maggio 2014

Relazione di coppia: matrimonio e famiglia desideri ancora attuali?

In una fase storica in cui la famiglia sta attraversando un difficile periodo di crisi, trovo molto importante dedicare spazi, momenti di incontro e di riflessione nei quali si parli in luce positiva della famiglia. Lavorando con i ragazzi ho riscontrato come questi abbiano spesso una visione limitata e negativa della relazione di coppia e del matrimonio, condizionati talvolta dalle esperienze vissute ma anche da modi di dire ormai entrati nel linguaggio comune come ad esempio: “amare è soffrire” o “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Amare ed essere amato è invece un’esperienza così intima e profonda che non può che farci stare bene; è attraverso l’amore che possiamo sperimentare la gioia, che possiamo avere il senso di vivere una vita piena e felice. Nel parlare della famiglia trovo importante partire dalla coppia perché essa è il fulcro, il motore della famiglia, che non deve mai essere messa in secondo piano anche quando nascono figli; l’amore, l’affetto, la serenità che i bambini percepiscono nell’atmosfera familiare li aiutano a crescere più sani e sereni.
Come si sceglie il partner giusto? Diversi studi hanno mostrato come si tenda a scegliere come partner chi possiede caratteristiche che apprezziamo dell’altro ma che non possediamo o che possediamo poco. È molto probabile che in una relazione che funziona noi stessi acquisiremo quelle caratteristiche, sia perché l’altro ci fa da modello sia perché, essendo amati e stimati per ciò che siamo, accresciamo la nostra autostima e la capacità di cambiamento. Cambiamento è una delle parole chiave della relazione. La coppia non è qualcosa di statico, ma di dinamico, è un processo di continua evoluzione e crescita. Alcuni studiosi hanno paragonato le fasi della coppia a quelle della relazione tra madre e neonato: 1) fase simbiotica: è la fase dell’innamoramento, dove si cercano le affinità, si svalutano le differenze e i limiti dell’altro. Scopo è l’attaccamento; 2) differenziazione: emergono le differenze, si ha una visione dell’altro più obiettiva, si definiscono confini, regole e aree di responsabilità. Scopo è affermare l’Io; 3) sperimentazione: si investono energie in attività e relazioni al di fuori della coppia, possono intensificarsi i conflitti. Scopo è sviluppare la capacità di affrontare la frustrazione e confrontarsi in modo sano; 4) riavvicinamento: si ricerca conferma e rassicurazione dall’altro. Scopo è ottenere conferma e sostegno all’autonomia; 5) costanza dell’oggetto: ideale e reale si uniscono, c’è interdipendenza. Scopo è integrare gli aspetti positivi e negativi di sé e dell’altro, è la prima reale intimità.
Spesso le difficoltà nascono quando i partner si trovano in fasi differenti, per cui insorgono conflitti ed incomprensioni; assume quindi grande rilevanza una comunicazione chiara e diretta in cui si esprimono i propri desideri, i propri bisogni ed anche le proprie difficoltà. Spesso ci si attende che l’altro capisca, ma nessuno è dotato del potere di leggere la mente e ciò, senza una comunicazione chiara, può portare a costruirsi fantasie negative sull’altro, sulla relazione, talvolta fino ad arrivare  ad un muro di incomunicabilità. Spesso nel mio lavoro ho riscontrato come ci sia una difficoltà anche nel dirsi gli aspetti che ci piacciono dell’altro, della relazione, nel rivelare e condividere con il partner e talvolta anche con i figli i propri sentimenti positivi. Ciò che va bene lo si dà per scontato, è invece importante imparare a comunicarlo direttamente.
Altra caratteristica della relazione di coppia è il progettare, elemento cha la distingue da una relazione di amicizia, caratterizzata principalmente dal condividere. Alla luce di questo il matrimonio assume un grande valore nella relazione: è al tempo stesso punto di arrivo del periodo di fidanzamento e punto di inizio di un progetto condiviso che scegliamo di portare avanti per la vita. Talvolta i ragazzi fanno fatica ad impegnarsi in progetti grandi ed importanti perché bloccati dalla paura dell’incertezza, che a volte li limita anche nell’inseguire i propri sogni. Avere dei sogni è importante, ci dà la direzione su come muoverci nella vita. Un atteggiamento di fiducia in sé, nell’altro, nella Provvidenza, per il cristiano, di speranza verso il futuro, unito ad una capacità di flessibilità rispetto agli imprevisti che la vita può riservarci, ci sostiene nell’impegnarci per la realizzazione dei nostri sogni. I grandi progetti, come quello di costruire una famiglia, richiedono fatica, rinunce e sacrifici, aspetti che talvolta spaventano i giovani, ma nella relazione d’amore possiamo sperimentare che la rinuncia non ha sempre un’accezione negativa, ma è una scelta consapevole che facciamo per la costruzione di un bene più grande in cui ci sentiamo felici.
La famiglia per realizzarsi in modo pieno non può chiudersi in se stessa, è necessario che si apra agli altri sia nel mantenere e coltivare relazioni, sia nell’impegnarsi nella vita sociale.
Vivere in una famiglia nella quale si sperimenta il senso di accoglienza, di ascolto e di rispetto per la persona, si condividono momenti gioiosi, c’è libertà e chiarezza nella comunicazione, si valorizzano le risorse, si imparano a riconoscere limiti, a chiedere scusa quando si sbaglia, a chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, ci si apre all’ambiente esterno contribuendo in modo significativo a crescere figli fiduciosi in sé e nell’altro, sani e felici. La felicità è una condizione dell’essere, ciò significa che anche quando i figli incontreranno difficoltà, come la vita naturalmente riserva, avranno le risorse e gli strumenti per poterle affrontare. Saranno a loro volta capaci di impegnarsi nella vita affettiva, sociale, lavorativa, diventando così costruttori di storia.
Dott.ssa Elena Pazzaglia

Psicologa esperta in dinamiche familiari e psicoterapeuta

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