martedì 11 marzo 2014

IN RICERCA. Universitari sulle orme dei propri progetti

Abbiamo sottoposto a due studentesse le seguenti domande:

1) Come ti chiami? 
2) quanti anni hai? 
3) Cosa studi? 
4) Cosa sogni? 
5)Cosa cerchi realmente? 
6) Pensi che l'università sia uno strumento capace di costruire solo il futuro o anche il presente?

Ecco le loro risposte.

Mi chiamo Alessia, ho quasi 25 anni, e frequento il secondo anno della specialistica in Biologia Sanitaria Molecolare e della Nutrizione. Ho deciso di iscrivermi all'università perché i miei genitori pensavano che laureandomi potessi ambire ad avere un buon futuro. Crescendo ho capito che studiare la biologia mi ha aperto un mondo infinito di possibilità di capire tutti i meccanismi che regolano la vita di ogni individuo, e questo mi affascina moltissimo.
Ammetto di essere una gran sognatrice. Mi affascina la ricerca scientifica, la possibilità di studiare tutti i processi biologici che stanno alla base del meraviglioso funzionamento dell'organismo umano, e di conseguenza la possibilità di trovare vie alternative a quei meccanismi, che a causa di mutazioni o altre patologie, rompono il perfetto ingranaggio, quindi trovarne la 'cura'. Si tratta di sogni che possono essere realizzati, basta porsi le giuste domande, avere ampie conoscenze e tanta pazienza per provare e riprovare, perché, a parer mio, la caratteristica più interessante della scienza è che a tutto si può trovare una spiegazione.
È banale cercare un posto di lavoro sicuro che soddisfi tutte le mie aspirazioni?
Penso di no; piuttosto è realista il pensiero di ambire ad uno stipendio fisso per vivere bene. Sfortunatamente il lavoro di ricercatore scientifico non offre nessuna sicurezza economica, perlomeno in Italia. Ed è triste e scoraggiante sapere che tante persone competenti e preparate sono costrette a lasciare il loro Paese per raggiungere il sogno di lavorare per la scienza.
L'università offre una vasta gamma di strumenti da sfruttare per crescere e maturare in ogni ambito. Ti forma a livello culturale e personale, ti mette in discussione, ti offre soddisfazioni: il vero lavoro di costruzione della propria vita è deputato ad ogni singolo studente universitario e al modo in cui riesce a prendere il meglio da quest'esperienza.

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Mi chiamo Eleonora, ho 20 anni e mezzo, e studio lettere moderne…! Perché studio l’ho capito dopo un bel po’ che riscaldavo i banchi, a metà del liceo classico: per l’uomo; per comprendere chi è l’uomo, come agisce e come reagisce a ciò che gli viene incontro nella vita, che cosa hanno pensato e fatto gli uomini passati in questa vita prima di me; per scoprire che cosa lega gli uomini di ogni tempo, che cosa può cambiare e che cosa rimane immutabile in essi.
Come ogni ventenne che si rispetti, sogno di cambiare il mondo dando il mio contributo originale; sogno di poter corrispondere davvero al sogno di Chi mi ha donato la vita; sogno di diventare donna. Perciò sono alla ricerca di chi è veramente Eleonora, della mia strada, di ciò per cui sono stata chiamata in questo mondo.
L’università in potenza sarebbe uno strumento efficace per costruire il proprio futuro, ma attualmente, per quello che vedo, è un parcheggio, un ambiente un po’ ristretto e sterile. 

La mia breve esperienza universitaria è stata positiva, perché, dopo le difficoltà del liceo, ho incontrato fra i miei compagni di corso ragazzi davvero in gamba con cui poter condividere molto. E’ stato un momento di crescita: ho dovuto affrontare la paura di lasciare casa e imparare ad arrangiarmi, cosa che mi ha responsabilizzata molto. Tuttavia, mi sembra che l’ambiente universitario non valorizzi lo studente in quanto persona che nutre dei sogni e ha degli ideali; sì, magari ci sono delle proposte in più che vanno oltre momenti di lezione, però sono sempre limitate a un’impostazione accademica un po’ chiusa. I professori ti chiedono perché hai scelto questa facoltà e questa città in particolare, ma io non ho mai percepito che uno di loro fosse seriamente interessato ai miei sogni e alle mie domande. I veri momenti di scambio, in cui si partiva magari da ciò che c’è sui libri per incarnarlo nella propria vita e nei propri pensieri, li ho vissuti solo con altri ragazzi, senza la guida o la mediazione di un insegnante. E questa è una mancanza che fa la differenza.

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