Nonostante il
quadro negativo delle università italiane, ormai agli ultimi posti in Europa,
il professor Pierantozzi ha cercato di riflettere su questo tema, partendo da
domande stimolanti, e cariche di positività. Quale dovrebbe essere oggi l'obiettivo
dell'università? Che tipo di preparazione deve fornire? È centro di
circolazione della cultura? È in grado di generare talenti? Riesce a muovere
verso il meglio? “Occorre, afferma il prof. Pierantozzi, riconsiderare l'uomo come centro e fine
dell'istruzione, denominatore comune attorno al quale si sviluppa la dialettica
tra le varie branche del sapere, che oggi, purtroppo, sono sempre più settoriali
e parcellizzate, dimentiche della loro identità di provenienza. La didattica è
sterile, fine a se stessa, snaturata da tecnicismi e specialismi. Siamo di
fronte ad una mercificazione del sapere, ormai assoggettato alle logiche del
mercato più che a servizio dell'uomo. Se lo studente non viene posto nelle
condizioni di pensare e agire in modo critico nella società, interpretandone le
sue dinamiche, l'istruzione, allora, non è altro che un mero riempire la mente
di nozioni, regole e formule, capace di creare professionisti esperti, ma non
persone adulte e consapevoli”.
Continua, poi,
la dottoressa Pilotti: “Troppo spesso lo
spazio universitario non è più vissuto come luogo di formazione integrale. Esso
non può essere limitato allo studio e al frequentare le lezioni, deve essere
vissuto come un’opportunità in cui si acquisiscono gli strumenti per vivere e
per compiere con responsabilità le scelte quotidiane. Chiaramente nell'università non si va avanti solo con i desideri e con
la curiosità, precisa Rita, ma essa è
luogo di tensione tra pensiero e disciplina, momento di disillusione dove ci si
scontra con i propri limiti, dove è chiesto fare anche cose che non piacciono,
ma è da qui che bisogna ripartire per comprendersi sempre meglio”.
“L'università, aggiunge Pierantozzi, è la fucina dei nostri sogni, delle nostre
aspirazioni; luogo di incontro, confronto, relazione, luogo dove ognuno può far
sbocciare il proprio talento e individuare la propria vocazione. Troppo spesso
i metodi di insegnamento e di valutazione non lasciano spazio all'emergere
della creatività e della passione che spinge alla ricerca, tutto è subordinato
a fredde dinamiche da “esamificio”, a lezioni passive dove lo studente ha poca
possibilità di dialogare ed esprimersi”.
L'Italia ha
bisogno più che mai di giovani dotati di iniziativa, che non hanno rinunciato a
pensare, a
porre domande, a
studiare con il gusto di approfondire ogni settore della vita. L'università è
la linfa
vitale della civiltà,
trascurarla vuol dire rinunciare al futuro.
Alberto
Lazzari
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