giovedì 2 gennaio 2014

SEMI DI SPERANZA. Le parole umane e appassionate della Boldrini agli studenti di Urbino.

In occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2013/2014, l'Università degli Studi di Urbino ha avuto l'onore di avere come ospite la Presidente della Camera Laura Boldrini. Ad aprire la cerimonia le parole del Rettore Stefano Pivato, seguite da quelle della portavoce del consiglio studentesco Agnese Sabatino e della rappresentante del personale tecnico-amministrativo Angela Angeli. Ognuno ha messo in evidenza la situazione di difficoltà che l'università Italiana, e in particolare l'ateneo di Urbino, stanno vivendo: l'università italiana è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la ricerca, il numero di iscritti, i finanziamenti ricevuti, il numero di studenti in corso, i beneficiari del diritto allo studio, e per quanto riguarda le tasse, esse registrano le cifre più alte. Questi sono solo alcuni dei problemi che sono emersi. Sicuramente una realtà angosciante e disarmante. Migliorano la situazione i dati su alcuni trend urbinati, in controtendenza a quelli nazionali, come ad esempio l'apertura alla domanda di conoscenza globale, l'aumento del numero delle immatricolazioni e la diminuzione degli studenti fuori corso che sono passati dai 5000 del 2009 ai 2900 del 2013. Come è possibile che ci sia una politica così poco lungimirante nei confronti di uno dei settori-pilastro dello stato? Come è possibile che riusciamo a fare persino peggio di stati all'apparenza più arretrati di noi? É veramente impossibile evitare questo stato di cose? Di chi è la responsabilità di tutto questo? La cosa più semplice per alleviare lo sconforto è scagliarsi contro un responsabile, contro un capro espiatorio: “sono i politici, sono i professori baroni”, ma è solo questo? La Presidente Boldrini avrebbe potuto puntare il dito contro facili bersagli, attribuendo loro tutte le colpe (in fondo lei è in Parlamento solo da pochi mesi), poteva mettere sul piatto mille “ricette magiche”: ma non l'ha fatto! Si è sentita tra le parti responsabili di questa situazione, affermando che una politica che non investe sulla cultura non è lungimirante, poiché la scuola e la ricerca sono il sangue della democrazia, la vera ricchezza di un paese. Ha continuato, poi, facendosi donna, madre, cittadina. Parlando con il cuore ha raccontato di sogni, di uomini, di passione e di perseveranza: “Questo mondo appartiene ai sognatori che, mossi dalla passione, negli ostacoli trovano motivazioni e non alibi. Oggi, più di ieri, è necessaria una classe di persone serie, desiderose di discernere e comprendere la realtà, che fungano da bussola in questo mare magnum di superficialità che ci circonda. Vivo con disagio la disinvoltura con cui alcuni parlamentari partecipano a trasmissioni televisive in vesti di “tuttologi”, mentre gli altri esperti nelle materie sulle quali sono chiamati a legiferare rimangono nell’ombra”. Queste parole sembrano una melensa retorica, un ingenuo ottimismo, ma dirle non è mai scontato, sono parole semplici, quasi banali, ma che non si perdono nel vento, piccoli semi di speranza gettati nel cuore di tutti coloro che non hanno rinunciato a costruire un mondo migliore partendo dalle piccole azioni quotidiane. Senza scaricare le responsabilità su altri, ma cercando di crescere ogni giorno, bisogna ripartire dalle domande che contano, quelle domande che ogni studente dovrebbe porsi: “cosa significa vivere appieno l'università?” “È centro di circolazione della cultura?” “È generatrice di talenti?” “Riesce a far scattare la passione?” “Che utilità ha quello che si studia?” “C'è un metodo di valutazione dell'insegnamento serio, oppure il percorso professionale è lasciato alla fortuna di incontrare il buon docente?”
L'Italia non ha più bisogno di disfattismi, rivoluzioni o colpi di scena, ma di persone che cercano di risolvere con perseveranza, costanza e passione questi problemi, senza appiattirsi sul presente né rimandare sempre al futuro.

Alberto Lazzari

Nessun commento:

Posta un commento