venerdì 31 maggio 2013

Una domenica storta

A cura di R. Di Nuzzo e A. Seminara


La domenica mattina dell’italiano medio è quasi sempre uguale, che l’italiano sia di Bergamo o di Marsala. Ma, sia per l’italiano di Bergamo che per quello di Marsala, il 28 aprile è stata una domenica storta. Entrambi hanno assistito alla doppia faccia che oggi il nostro Paese mostra in giacca e cravatta: da un lato quella ufficiale del Governo che giura a Palazzo Chigi, dall’altra quella meno ufficiale di Luigi Preiti che spara alle 11,30 in piazza Colonna, proprio davanti a Palazzo Chigi.
Secondo quanto scritto dai giornali, Luigi Preiti, nato a Rosarno (RC), ha trascorso parte della sua vita in Piemonte, ad Alessandria. È stato sposato e ha un figlio di dieci anni. Da due anni, in seguito al divorzio, si è ritrasferito in Calabria dove vive con i genitori, e da poco ha perso il lavoro. Tutto ciò ha certamente contribuito a spingerlo a commettere il suo gesto sconsiderato:  esplodere sei colpi di pistola contro il cordone formato dalle forze dell’ordine in servizio in piazza Colonna in occasione del giuramento del nuovo Governo. Due carabinieri sono rimasti feriti, di cui uno gravemente.
Nonostante la sua difficile situazione, il suo gesto è sicuramente da condannare. Tuttavia, questo stesso gesto può essere considerato l’esplosione violenta, e quindi deprecabile, di un disagio sempre più diffuso. Il disagio, per sua natura, porta inevitabilmente a un punto di rottura, un trauma , il quale può rendersi manifesto in differenti e talvolta soggettivi atti di più o meno ampia risonanza: nel caso di Preiti si è concretizzato nello sparare contro le forze dell’ordine in piazza Colonna, in altri, come quelli di molti imprenditori, è stato, invece, togliersi la vita.
Riflettendo sul concetto di disagio, è ora possibile comprenderne una duplice natura; se da un lato, infatti,  ha una connotazione negativa , dall’altro invece, potrebbe averne una  positiva. Se, negativamente, il disagio porta  ad un trauma, dall’altra, positivamente, potrebbe essere fonte di un profondo rinnovamento.
Ci sembra evidente che entrambi gli aspetti siano concretamente realizzabili, tuttavia c’è una sostanziale differenza. Il trauma è conseguenza diretta ed immediata del disagio, mentre  è causa indiretta e non immediata del cambiamento. In altre parole, il trauma  è immediato perché i suoi effetti sono subito visibili, mentre il cambiamento richiede più tempo e la sua portata positiva non è immediatamente fruibile. Questo fa sì che uno sguardo superficiale presti attenzione solo al trauma ed ai suoi effetti, senza considerare il rinnovamento positivo che questo potrebbe innescare.

Oggi, nonostante gli innumerevoli disagi che viviamo, nonostante le difficoltà di natura sociale e politica, siamo fiduciosi che il cambiamento verso il quale tutti miriamo sia positivo e raggiungibile.

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